La scrittura manuale, e soprattutto il corsivo, sostituiti oramai dalla scrittura digitale, stanno perdendo sempre più di importanza a livello internazionale. In Finlandia nell’anno 2016, così come in alcuni paesi degli Stati Uniti, è stato abolito l’uso del corsivo nelle scuole; in Italia viene ancora insegnato ma, sta diventando sempre più un’attività secondaria. Eppure, in alcuni paesi, c’è un fermento intorno all’argomento infatti, ad esempio negli Stati Uniti se da un lato viene esaltato l’uso della tastiera, dall’altro, è stata promossa la “giornata della scrittura manuale”in quanto sostengono alcuni esperti: ”scrivere a mano fa bene perché favorisce la memoria e la concentrazione, aiuta a far ordine nei propri pensieri e stimola la sintesi”.
In Italia, l’Istituto Grafologico Internazionale Girolamo Moretti di Urbino ha promosso la ”campagna per il diritto di scrivere a mano” , per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della scrittura manuale quale abilità umana che deve essere salvaguardata in particolare nei confronti delle generazioni future.
La campagna si ispira all’articolo 29 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che esprime il diritto individuale e soggettivo ad un’educazione di qualità. L’obiettivo finale è che la scrittura a mano venga riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Sono gli stessi scienziati, psicologi e studiosi del mondo accademico ad informarci sull’importanza della scrittura manuale e specialmente del corsivo: In una ricerca dell'Università dell'Indiana, condotta dalla psicologa Karin Harman James, è risultato che la scrittura manuale è in grado di attivare importanti processi cognitivi. “I bambini capaci di scrivere a mano, hanno fatto registrare un’attività neuronale molto più sviluppata rispetto a quelli che utilizzano la tastiera, comprovando l’importanza della produzione manuale. Inoltre, afferma l’esperta: “La scrittura manuale legata accende massicciamente aree del cervello coinvolte anche nell’attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria”.
I suoi studi dimostrano che, quando si scrive a mano libera, si deve pianificare ed eseguire l’azione in un modo che non ci è richiesto quando usiamo la tastiera, e si producono risultati altamente variabili, e tale variabilità è di per sé uno strumento di notevole apprendimento.
Un altro risultato importante a favore del corsivo viene dallo studio di Virginia Berninger professore di psicologia presso l’Università di Washington che afferma che scrivere mette in moto il cervello. Scrivere a penna o a matita è molto diverso dall’usare la tastiera, perché richiede l’uso di tratti per creare una lettera: movimenti delle dita che mettono in moto ampie regioni del cervello, le stesse coinvolte nel pensiero, nella memoria e nel linguaggio.
In più, scrivere a mano aiuta i bambini a imparare le lettere e le forme, stimola il processo della creazione delle idee, e può anche incrementare lo sviluppo delle capacità motorie.
Uno studio condotto dalla Berninger ha dimostrato che nella prima età scolare i bambini scrivono a mano più parole, più velocemente ed esprimendo più idee di quanto facciano usando una tastiera.

Secondo l’opinione della scienziata, se un bambino produce una scrittura disordinata, proprio questo può aiutarlo a imparare; la scrittura corsiva allena la capacità di autocontrollo come nessun’altra scrittura ed è quindi utile per trattare non solo problemi come la dislessia, ma addirittura disturbi psichici e della personalità.
In Italia Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo e psicoterapeuta dell'età evolutiva, afferma addirittura che la perdita del corsivo sia alla base di molti Disturbi dell'Apprendimento segnalati dagli insegnanti della scuola Primaria. «Scrivere in corsivo - chiarisce Bianchi di Castelbianco - vuol dire tradurre il pensiero in parole, in unità semantiche, scrivere in stampato vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase». Perché la preparazione all'apprendimento è fatta sulla scrittura, «e il corsivo così come lega le lettere lega i pensieri, ma troppo spesso insegnanti e professori si accontentano di temi scritti in stampato, e non hanno più né tempo né pazienza di insegnare la bella grafia».
Come sottolinea Franco Frabboni, ordinario di Pedagogia all'ateneo di Bologna e presidente della Società Italiana di Scrittura. «La grafia, il corsivo sono veicoli e fonti di emozioni. Tradiscono la personalità, lo stato d'animo... L'abbandono della scrittura a mano porta a una scarnificazione del messaggio, lo vedo spesso nelle tesi dei miei studenti, povere, troppo brevi, dove la sintesi non è un pregio ma una incapacità di sviluppare il pensiero. Quasi sempre nelle mie lezioni faccio fare esercizi di scrittura, invito gli studenti a scrivere di sé, a raccontarsi, a confrontarsi con la propria biografia. E noto difficoltà crescenti». «Tornare all'insegnamento della scrittura in corsivo è una battaglia fondamentale. Anche perché - aggiunge Franco Frabboni - l'altra faccia di questa metamorfosi è la perdita della lettura. Sono due vasi comunicanti. Se non si impara il corsivo, i suoi tempi, la sua musicalità, come si farà a concentrarsi sulle parole di un libro? È chiaro che il computer è oggi una nostra appendice, un pezzo del nostro pensiero. Ma è un pensiero binario mentre la scrittura a mano è ricca, diversa, individuale, ci rende uno differente dall'altro.
Bisognerebbe educare i bambini fin dall'infanzia ad annotare i propri pensieri, a capire che la scrittura è una voce di dentro, un esercizio irrinunciabile, mentre il computer è un mezzo, utilissimo per molti aspetti, ma pur sempre uno strumento di cui servirsi in base alle esigenze e non a cui asservirsi»
Di sicuro uno dei pregi e dei valori della scrittura a mano riguarda la consapevolezza che si è costretti a mettere in gioco nel momento in cui la si esercita; è ampiamente dimostrato poi, che gli studenti, imparano meglio quando prendono appunti a mano rispetto a quando digitano su una tastiera, proprio perché il corsivo permette al soggetto di meglio comprendere i contenuti, elaborarli cognitivamente e riformularli. Non essendoci inoltre al mondo due persone con una scrittura identica, il corsivo rappresenta l’individuo in tutta la sua unicità, ci racconta inclinazioni, emozioni, affettività e molto altro e quindi credo che nessuno possa arrogarsi il diritto, con l’eliminazione della scrittura manuale, di privare le generazioni future di una tale ricchezza.